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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
jasmine Inserito il - 11 febbraio 2008 : 12:31:05
Come tutti gli esploratori della coscienza ci fanno notare
viviamo in una cultura che nega la morte, una cultura superficiale e poco profonda che ha a che fare con la forma esteriore delle cose.
Se la vita perde la sua profondita' ci precludiamo di conoscere chi siamo al di la' del nome e della forma.


Una visione diversa ci presenta questo breve estratto dal libro di Tiziano Terzani, "la fine e' il mio inizio":

Pensa la morte tibetana, che bella! C'e' il moribondo, tutti i parenti che piangono e arriva il lama che li caccia tutti a calci."Fuori" Poi si rivolge a lui e bisbiglia" Staccati, non restare attaccato.
Vai vai, ora sei libero. Vai!"

Questa e' cultura della morte. Noi l'abbiamo persa. Quando uno sta male a casa chiamano l'ambulanza che lo porti all'ospedale; quando sta per morire in ospedale lo nascondono dietro a delle tendine. Paura della morte. Perche'? Perche' si sa di dover abbandonare tutto quello che conosciamo.
Niente e' piu' tuo, non le tue case, non i tuoi figli, non il tuo nome.
Mamma mia, non saro' piu' Tiziano Terzani.
Di questo non rimane niente, niente, Niente.





15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
garuda Inserito il - 05 luglio 2016 : 18:00:40
* La morte NON è inevitabile *

La morte esiste perché l'essere, nel corpo, non è ancora abbastanza evoluto per continuare a crescere nello stesso corpo senza doverlo cambiare, e il corpo stesso non è sufficientemente cosciente.
Se la mente, il vitale e il corpo stesso fossero più coscienti e plastici, la morte non sarebbe necessaria.

Sri Aurobindo - Lettere sullo yoga - Libro 4 – cap. 21 – parte 5 - pag. 284
merevita Inserito il - 02 novembre 2015 : 19:25:10
… dobbiamo sottometterci alla legge della vita e della morte prima di poter rintracciare il cammino della vita immortale; dobbiamo aprire gli occhi, con uno sguardo meno atterrito di quello di Arjuna, alla visione del Signore del Tempo e della Morte, cessare di negare, di odiare e di sfuggire l'universale Distruttore.

La vita e la morte, che si ripetono nelle età dei grandi cicli del mondo, non sono che un lungo processo evolutivo per cui l'uomo si prepara all'immortalità e se ne rende capace.

La morte non esiste, poiché la morte colpisce il corpo, e il corpo non è l'uomo. L'anima è, e non può cessare d'essere, anche se cambia di forma e d'apparenza.
Questa opposizione fra ciò che è e ciò che non è, l'equilibrio fra l'essere e il divenire, si risolvono quando l'anima realizza d'essere il Sé unico e imperituro da cui quest'universo si è diffuso.

Sri Aurobindo – da “Lo Yoga della Bhagavad Gita”

ravi Inserito il - 31 ottobre 2015 : 18:35:33
La morte nelle “Lettere Sullo Yoga”
Essa [la morte] è una forza universale; l’evento o cambiamento detto morte è semplicemente uno dei risultati dell’azione di una tale forza.
Libro 3 – cap. 18 – parte 6 - pag. 240
Persino la scienza crede che un giorno la morte potrà essere vinta con mezzi fisici, e i suoi ragionamenti sono perfettamente fondati. Non c'è ragione per cui non dovrebbe vincerla la Forza supermentale. Le forme sulla terra non durano (in altri piani sì) perché sono troppo rigide per evolversi continuando a esprimere il progresso dello spirito. Se diventano abbastanza plastiche da riuscirvi, non c'è ragione per cui non debbano durare.
Libro 4 – cap. 21 – parte 5 - pag. 284
La morte esiste perché l'essere, nel corpo, non è ancora abbastanza evoluto per continuare a crescere nello stesso corpo senza doverlo cambiare, e il corpo stesso non è sufficientemente cosciente. Se la mente, il vitale e il corpo stesso fossero più coscienti e plastici, la morte non sarebbe necessaria.
*
L'immunità dalla morte - che non sia provocata dalla propria volontà di lasciare il corpo - e l'immunità dalla malattia sono cose che si possono conquistare solo con un completo cambiamento di coscienza che ciascuno deve operare dentro di sé; non può esserci un'immunità automatica senza quella conquista.
*
Essa [la morte] non ha di per sé un'esistenza separata, è solo una conseguenza del principio di decadimento nel corpo, e quel principio è già presente, fa parte della natura fisica.
Allo stesso tempo non è inevitabile; se si potessero avere la coscienza e la forza necessarie, il decadimento e la morte non sarebbero inevitabili. Ma portare quella coscienza e quella forza nella totalità della natura materiale è la cosa più difficile di tutte, perlomeno in modo tale da annullare il principio di decadimento.
Libro 4 – cap. 21 – parte 5 - pag. 284-286



amrita Inserito il - 29 ottobre 2015 : 18:56:19
anche questa è una Grazia

Per esempio, quello che so è che veramente la morte non esiste, è solo una... c’è solo una piccola differenza (si crede sia una differenza enorme, invece è una differenza piccolissima); ma se gli uomini lo sapessero troppo presto, ce ne sarebbe una QUANTITÀ che se ne andrebbero...
... Perché, capisci, il primo passo quando uno sa... Se uno sa per davvero che la morte non fa quella differenza totale che la gente crede, se sapesse che cos’è per davvero senza aver prima realizzato interiormente il dono di sé, chiunque si sente oppresso direbbe: «Me ne vado!. . . »
Di colpo l’ho capito, mi sono detta: ancora una volta c’è una
Saggezza infinita, una Grazia infinita che impedisce agli uomini di sapere — gli uomini infatti non sanno che cos’è la morte, credono che sia la fine.

Agenda di Mère – Libro Undicesimo - 7 febbraio 1970

ravi Inserito il - 02 aprile 2014 : 12:20:46
Sulla morte: "c'è solo un'apparenza che si fonda su una visione limitata. Ma non non c'è nessun cambiamento radicale nella vibrazione della coscienza.
Si, è venuto come risposta ad una sorta di angoscia (c'era una sorta di angoscia nelle cellule, di non sapere cosa sia veramente la morte.)Così, una sorta di ansia) e la risposta è stata molto chiara e molto persistente: è che solo la coscienza può sapere, perché... perché l'importanza data alla differenza di stato è un'importanza solo superficiale e basata sull'ignoranza del fenomeno stesso. Chi fosse in grado di mantenere una comunicazione potrebbe dire che, per se stesso, non c'è una differenza significativa."

Mère dans l'Agenda 7 mars 1967



ravi Inserito il - 30 gennaio 2014 : 18:57:17
Il passaggio dalla vita alla morte viene vissuto molto male in una società che non affronta i grandi temi della vita e preferisce nascondere la vecchiaia, la sofferenza e la morte ... la cultura occidentale contemporanea non ha strumenti per comprendere l'essenza della vita e perciò della morte e quindi ne reprime persino il pensiero e la visione ... non si muore più accanto alle persone che amiamo o con le quali abbiamo vissuto, non si muore più con il conforto di qulcuno che SA come accompagnarci ... si muore attaccati a macchine che ci tengono in vita (?) ad ogni costo, o meglio che creano artificialmente dei parametri che erroneamente vengono creduti parametri della vita ...

Consiglio a tutti la lettura del Bardo Todol e, se è possibile, la pratica di una delle innumerevoli tecniche del buddismo tibetano che ci riconciliano con la nostra morte ... perchè affrontare per tempo questa "scadenza" ci libera da paure, ansie e false visioni della "cosa" ...

Lo studio dell'Agenda è anche essenziale per comprendere (non solo con la mente) cosa effettivamente sono morte e vita ...

E poi sarebbe utilissimo avere accanto, quando verrà il momento del passaggio, un essere che possa aiutarci a compierlo nel migliore dei modi ... perchè sia un atto sacro ed armonico, come dovrebberlo essere tutte le azioni che compiamo ...

Per quanto poi riguarda la morte degli altri, dovremmo lasciaci guidare dalla vera compassione e dovremmo abbandonare ogni pulsione egoica, il che significa ogni senso di vuoto ed abbandono, oltrechè di paura ... dovremmo avere il supremo atto d'amore di lasciar andare quell'essere che sta trasmigrando, senza trattenerne il alcun modo le sue parti ... usare l'energia dell'Amore e non quella opaca ed ambigua del dolore ...

Pino Landi

Ci sono varie edizioni di questo testo, ma io te ne consiglierei alcuni che sono anche dei commentari: "Bardo Thodol- a cura di Robert A. F. Thurman " - " Guida al Bardo di Chokyi Nyima Rinpoche " e "La Grande Liberazione attraverso l'udire nel Bardo di Chogyam Trungpa e Francesca Fremantle "

anisha Inserito il - 29 gennaio 2014 : 18:36:27
Si possono aiutare le anime dei defunti con la propria buona volontà o con mezzi occulti, se si ha la conoscenza.
L'unica cosa che non si dovrebbe fare è quella di trattenerle con il dolore o la nostalgia o con qualunque altra cosa che le attirerebbe più vicino alla terra o ritarderebbe il loro viaggio verso il luogo di riposo.

Dalle "Lettere sullo Yoga" - Libro 6 – cap. 27 - pag. 183

sunrise Inserito il - 19 novembre 2013 : 12:02:36
INTERESSANTE CONCLUSIONE: LA MORTE E' UNA FALSITA' - UNA ERRATA PERCEZIONE DI COSCIENZA

Scienziato dimostra che la morte don esiste


Il Professor Robert Lanza spiega la sua teoria nel suo libro biocentrismo:

Il Professor Lanza spiega perché la morte non esiste Per la maggior parte degli scienziati, probabilmente, il concetto di una vita ultraterrena o è una sciocchezza, o per lo meno non è dimostrabile. Eppure un esperto sostiene che ha le prove per confermare che l’esistenza dopo la morte c’è e si trova nella fisica quantistica.
....
come la vita e la coscienza sono le chiavi per comprendere la vera natura dell’Universo
...

Secondo le considerazioni degli esperimenti di fisica quantistica, tutta la nostra esperienza sensoriale non è altro che un vortice di informazioni che si verificano nella nostra mente.

Allo stesso modo, i fisici teorici credono che ci sia un numero infinito di universi con diverse varianti di persone e situazioni, che si svolgono contemporaneamente. Lanza ha aggiunto che tutto ciò che può accadere e accade ad un certo punto in questi molti universi significa che la morte non può esistere in ‘alcun senso reale‘ le si voglia dare. Lanza, invece, ha detto che quando moriamo la nostra vita diventa un ‘fiore perenne che torna a fiorire nel multiverso‘. Ha continuato: ’ La vita è un’avventura che trascende il nostro modo ordinario di pensare”. Lanza ha citato il famoso esperimento della doppia fenditura per spiegare le sue affermazioni.
L'intero stupendo articolo qui sotto

http://www.paroladiugo.it/2013/11/16/scienziato-dimostra-che-la-morte-non-esiste/




amrita Inserito il - 27 agosto 2013 : 17:56:15
Dopo la morte ..


«Vi ho detto tante volte, e non mi stancherò mai di ripeterlo, che nessuno è fatto di un solo pezzo. Abbiamo dentro di noi molti stati d’essere, ognuno dei quali ha una sua propria vita.
Sono riuniti assieme nel corpo, finché ce n’è uno, e agiscono attraverso un solo corpo: perciò abbiamo l’impressione che si tratti di un’unica persona, di un unico essere.
Gli esseri invece sono molti, e soprattutto ci sono concentrazioni su piani diversi: così come un individuo ha un essere fisico, un essere vitale, un essere mentale e un essere psichico, ne ha anche molti altri, assieme a tutte le possibili gradazioni intermedie...

Sicché quando un individuo lascia il corpo, tutti questi esseri si disperdono. Solo nel caso di uno yoghi molto avanzato che sia stato capace di unificare il proprio essere attorno al centro divino, questi esseri restano uniti tra di loro.
Ma nel caso di chi non è stato capace di unificarsi, al momento della morte tutti questi esseri si disperdono e ciascuno ritorna al proprio piano. Per esempio, tutti i desideri dell’essere vitale si separano e corrono ciascuno verso la sua realizzazione, in modo del tutto indipendente, dal momento che non c’è più un essere fisico a tenerli assieme.
Chi invece avrà unito la sua coscienza alla coscienza psichica, quando morirà rimarrà cosciente del suo essere psichico: il quale tornerà nel mondo psichico, che è un mondo di beatitudine, di gioia, di pace, di tranquillità e di una crescente conoscenza... Nel caso invece di chi è vissuto nel vitale con tutti i suoi impulsi, ogni impulso cercherà di realizzarsi qua e là...
Per esempio quando muore un avaro che è vissuto tutto concentrato sul suo denaro, la parte del suo vitale che si era concentrata sul denaro resterà fissata lì a guardia dei soldi, perché nessuno glieli tocchi. I vivi non lo vedono, ma lui starà lì comunque, e sarà anzi molto infelice se succede qualcosa al suo amato gruzzolo...
Se poi vivete esclusivamente nella coscienza fisica (caso raro, perché tutto sommato ognuno ha anche dei pensieri e dei sentimenti), ma insomma, se vivete esclusivamente nel fisico, con la scomparsa dell’essere fisico ve ne andate anche voi e finisce tutto...
Esiste uno spirito della forma: la vostra forma corporea ha uno spirito che persiste per sette giorni dopo la morte. I dottori dichiarano che uno è morto, ma il suo spirito della forma è rimasto vivo: anzi non solo vivo, ma nella maggior parte dei casi cosciente. Resta cosciente dai sette agli otto giorni, dopo di che si dissolve anche lui.

(Non parlo degli yoghi, ma delle persone comuni; per gli yoghi non valgono le stesse leggi e le cose sono completamente diverse; anzi, per loro, è proprio il mondo ad essere diverso.) Parlo delle persone comuni che vivono una vita come tutti: per loro, è così.

In conclusione, se uno vuole preservare la propria coscienza, la cosa da fare è focalizzarla su una parte immortale dell’essere: altrimenti essa si volatilizzerà nell’aria come una fiamma. Ed è una bella fortuna che sia così, altrimenti interverrebbero magari degli dèi o delle specie di uomini superiori a creare paradisi e inferni, così come ne creano gli uomini nella loro immaginazione materiale, e vi rinchiuderebbero lì dentro... »

Agenda di Mère – Libro nono - 7 settembre 1968


miraluce Inserito il - 31 maggio 2013 : 17:14:39
C'è un'esperienza analoga per ciò che chiamiamo la vita e la morte. E' questa specie di presenza " incombente"- di presenza costante della Morte e della possibilità della morte, come è scritto in Savitri: abbiamo una compagna costante dalla culla alla tomba; viviamo costantemente con questa minaccia, con questa presenza della Morte.
Ma c'è contemporaneamente , nelle cellule, un'invocazione intensa a un Potere d'Eternità che non esisterebbe senza questa minaccia costante.
....Quando la terra non avrà più bisogno di morire per progredire, non ci sarà più la morte.

Mère

ravi Inserito il - 20 gennaio 2013 : 18:37:50
Tale dunque è la necessità e la giustificazione della Morte, non come una negazione della Vita, ma come un processo della Vita; la morte è necessaria perché un eterno cambiamento di forma è l'unica immortalità cui può aspirare la sostanza vivente limitata, e l'eterno cambiamento d'esperienza l'unica infinità che la mente limitata implicata nel corpo vivente possa ottenere

La Vita Divina – Libro 1 – Cap. 20 – pag. 154

anisha Inserito il - 31 ottobre 2012 : 11:54:14


La morte esiste perché l'essere, nel corpo, non è ancora abbastanza evoluto per continuare a crescere nello stesso corpo senza doverlo cambiare, e il corpo stesso non è sufficientemente cosciente.
Se la mente, il vitale e il corpo stesso fossero più coscienti e plastici, la morte non sarebbe necessaria.

Dalle "Lettere sullo yoga" -Libro 4 – cap. 21 – parte 5 - pag. 284

niroshama Inserito il - 12 febbraio 2010 : 17:38:51

E ancora:
La morte e' la domanda che la Natura pone continuamente alla vita per ricordarle che non ha ancora trovato se stessa.
Senza l'irruzione della morte, la creatura sarebbe legata per sempre a una forma di vita imperfetta.
Perseguita dalla morte, si sveglia all'idea di una vita perfetta e ne cerca i mezzi e la possibilità.


Sri Aurobindo, Aphorismi - le Catene


garuda Inserito il - 24 febbraio 2009 : 16:35:31
Quando l'attaccamento al corpo ed alle sue opere e' stato superato
si e' superato allo stesso tempo l'attaccamento alla vita del corpo.
Quando sentiamo che l'essere fisico non e' noi stessi,
ma solamente un abito e uno strumento, la repulsione per la morte del corpo,
istinto cisi' forte e cosi' veemente nell'uomo vitale,
deve necessariamente attenuarsi fino a venire totalmente eliminata.

La paura della morte e l'avversione alla cessazione delle attivita' fisiche
e' l'impronta lasciata sull'essere umano dalla sua origine animale.
Quest'impronta deve cancellarsi totalmente.

Sri Aurobindo



zed Inserito il - 11 dicembre 2008 : 21:54:48

Ha fatto una canzone, una sorta di nina nanna per la persona che si avvicina all'ultimo suo respiro. Tratta dal sutra "da offrire alla persona che si avvicina all'ultimo suo respiro".

Questo corpo non e' me
io non sono progioniero di questo corpo,
io sono vita snza confini,
non sono mai nato e non sono mai morto.
Sopra il vasto oceano, il cielo con le sue galassie,
tutto si manifesta a partire dalla coscienza.
Sono sempre stato libero, dall'inizio dei tempi.



Nascita e morte sono solo una porta: da lì entriamo e usciamo
Nascita e morte sono solo un gioco a nascondino.
Sorridimi dunque, prendimi la mano e dimmi arrivederci
Domani ci incontreremo di nuovo, o anche prima.
Ci incontreremo sempre, comunque, alla vera fonte,
ci inconteremo sempre sui mille sentieri della vita.




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