Attraversare la propria morte




Non si può vivere finchè non si e' attraversata la propria morte.
Dal momento in cui si mette il piede sulla strada della vera vita, si incontra la morte.
Non la si incontra una volta, ma dieci volte, a gradi diversi, ogni volta che si apre una porta , la si incontra, è la guardiana della soglia: se non sei puro, non passi.

La morte è la disfatta dell'impurità.
Allora il meccanismo è questo, ascolta bene: si descrive un cerchio, si passa la propria vita a descrivere un cerchio e ci si mettono dentro tutte le proprie forze, le proprie idee, tutte le proprie aspirazioni, tutte le nostre contraddizioni - è la nostra rete di onde, il nostro ambiente vibratorio; è la nostra tonalità di luce, la nostra capacità di potere, la nostra bolla psicologica. Si costruisce il proprio cerchio, si secerne la propria bolla E fin che non si è fatto il pieno del cerchio, non si può uscirne.

Come se il potere di gravitazione del cerchio fosse il potere necessario per uscirne. Ma si può uscirne . E quando si è fatto il pieno tutta la sua forza vi trattiene. E' il minuto della scelta, ed è come una morte. E se non si sceglie, si muore.
Si può andare sul rogo, si può andare sulla luna, non ha alcuna importanza, si è già morti, murati nel proprio cerchio, solidificati nella bolla. Conosco il punto, l'ho attraversato tre volte; e ogni volta era più duro, più impietoso, come se ogni volta bisognasse vincere una forza più grande, demolire una forza dell'ego ingrandita- si diventa il proprio nemico, sempre più solido. Ma veramente non è nulla: è solo una bolla...
Una bolla più o meno chiara, più o meno potente - è rossa, è azzurro zaffiro, grigia, cerulea, e ha tutti i colori a seconda di quello che vi hai messo dentro, - ma è una bolla e vi trattiene: è la vostra forza ed è la vostra distruzione. E' tutto ciò che si è costruito in una vita ed è tutto ciò che impedisce di passare a una vita più grande. Ma c'è un punto di fuga. C'è un passaggio. E' il momento in cui tutto si richiude.

Allora si può passare in un lampo con la forza accumulata nella bolla. Si passa dall'altro lato o si muore.
Infatti si muore perchè non si può passare: se si potesse passare continuamente da un cerchio all'altro, non si morirebbe. E forse c'è un punto in cui non c'è più cerchio, più bolla. E' questa "l'evoluzione accelerata".
Anzichè passare un cerchio in una vita, ne passi 2 , 3... Ne ho già superati tre. E forse sto chiudendo il mio cerchio, anch'io, prigioniero di una bolla bianca.

Allora tu puoi andare sul rogo se vuoi, non ha nessuna importanza, anch'io ci andrò alla mia ora. Ma è l'abito che brucia.
Ma quel rogo, non è quello vero, è il simulacro dell'altro, il vero, in cui bisogna gettare tutte le proprie vecchie pelli le une dopo le altre, tutte le proprie vittorie, tutti i propri trionfi, tutte le belle esperienze: le belle bolle rosse o blu che vi trattengono. e più sono belle, più vi mangiano.
Ma la bellezza cresce sempre, e la forza e la visione, da un cerchio all'altro.. E infine non si perde nulla: si comprende di più, sempre di più. Bisogna comprendere tutto. E' forse questo il destino finale: essere tutto. Ed è per questo che si muore. Si rompe il vaso perchè possa com-prendere tutto. Ma quando si arriva al punto, non bisogna mancarlo.

Per quanto piccolo sia il cerchio, c'è un incrocio, una congiuntura, in cui si vede e si puo'. In ogni vita c'è un'apertura d'anima, una feritoia improvvisa sull'altro cerchio.
E ogni volta è come una febbre da morire, ci si rotola sul cadavere e non si vuole lasciarlo andare.

E non conosco che un modo per superare il punto, e non è tendersi,nè volere, nè lottare, perchè è ancora utizzare la forza della bolla per lottare contro la bolla, è invece...aprire le braccia, si lascia tutto, ci si abbandona: non so più, non vedo più, non voglio più: apro le mani e chiamo l'arcangelo dell'altro cerchio, Allora in un attimo si passa. E' fatto, finito. Si ride. Ecco, è tutto ciò che so.