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 Dove finisce la nostra salute
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rosario.muto
Membro


Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato


71 Messaggi

Inserito il - 25 novembre 2007 : 14:18:48  Mostra Profilo Invia a rosario.muto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Attenzione che le cose stanno peggiorando, molti dei signori medici ma, soprattutto le aziende, stanno portando il lavoro protesico in Asia, stanno come al solito distrugendo il settore degli odontotcnici e mettendo a rischio la salute del consumatore e lo Stato italiano resta a guardare, e viva gli interessi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Leggete dove finisce la nostra salute.
Consultate il sito www.saporedelsapere.it
il 18 gennaio sarò a Milano a parlare di metalli
www.odontotecnicanaturale.it

transfert dal topic Daunderer, Acerra, Price...
-------------------------------------------------


Le news di ...................... vai a vedere, quì è veramente in pericolo
la salute del consumatore, per questo Ti dicevo di organizzare qualcosa per
il settore degli odontotecnici vedetevi il youtube in questo link
<http://blog.libero.it/odontoblog/view.php?reset=1&id=odontoblog>
Odontotecnico oggi

E LA SALUTE DEL CONSUMATORE?

GLOBALIZZAZIONE ! UNA GRANDE FREGATURA !! L'ODONTOTECNICO RISCHIA
L'ESTINZIONE!
Forse nessuno si sta rendendo conto di quale grave pericolo sta correndo la
nostra professione, IN POCHI ANNI L'80 % DELLA PRODUZIONE DI PROTESI SARA'
FATTA ALL'ESTERO. Ci sono sempre più laboratori che hanno creato e che
stanno creando società che hanno il compito di importare protesi
provenienti
dalla Cina e dall'india, che poi vendono ai laboratori che le certificano
in
sintesi quello che avviene nel tessile, dove si limitano ad applicare
l'etichetta.
Gli economisti internazionali la chiamano concorrenza asimmetrica, gli
imprenditori occidentali molto più pragmaticamente CONCORRENZA SLEALE.
Questo nuovo stadio nel processo di globalizzazione potrebbe avere serie
implicazioni negative per la competitivitá dei nostri laboratori, i
laboratori odontotecnici non sono in grado di resistere alla pressione
esercitata dalla nuova generazione di imprese provenienti dalle economie
emergenti.
Come visto, nel medio termine, un certo livello di competitivitá potrá
essere mantenuto, per certe produzioni, andando a conprodurre nei paesi
emergenti, ma il rischio é quello di accelerare il processo di know how da
parte dei Cinesi e indiani che poi in definitiva sono laboratori fatti
dalle
multinazionali rischiando di metterle in condizione di facilitare i loro
attacchi al mercato odontotecnico Italiano nei prossimi dieci anni.
Con gli anni poi saranno le stesse multinazionali a commercializzare la
protesi in Italia escludendo in modo definitivo i laboratori odontotecnici
.
E' un rischio ben identificato e presente . Un altro aspetto negativo è di
non poterci scegliere sempre i clienti e l'ansia per la scarsa visibilità,
a
lungo termine, ci farà perdere ulteriore spazi .
Tale RISPOSTA DEI NOSTRI LABORATORI appare come una boccata di ossigeno ,
illudendosi così di far fronte ai problemi della loro scarsa competitività
,tentando di risolvere fermare l'inevitabile. Tale parte della popolazione
rappresenta un'inesauribile riserva di mano d'opera a basso costo che, in
presenza di un'inflazione contenuta sul livello della quale l'Autorità
monetaria interviene ogni qual volta le circostanze lo richiedano con
drastiche misure calmieratrici, consentirà ancora di mantenere il costo del
lavoro per moltissimi anni, su valori estremamente competitivi rispetto ai
parametri Italiani. La crisi, dunque, c'è ed è profonda.
Non risolviamo questo problema continuando a dare la colpa agli altri,
cercando capri espiatori. L'elenco degli imputati che abbiamo via via
individuato per il nostro malessere non è breve: E non possiamo certo
pensare di battere la concorrenza dei paesi emergenti sul fronte salariale
o
affidandoci alla qualità.
Se soffriamo della sua concorrenza non è colpa della Cina, dell'india e
quindi delle multinazionali ma nostra, perché non siamo stati capaci di far
evolvere il nostro PROFILO per sfruttare la nostra professionalità, IL
NOSTRO sistema verso prodotti più innovativi a più alto contenuto
individuale, non abbiamo saputo valorizzare la nostra protesi NON SIAMO
STATI IN GRADO DI DIFERENZIARCI.
La nostra protesi è stata massacrata da una politica demenziale , miope
anche da parte dalle nostre associazioni che non ha saputo dare risposte
adeguate al problema (basta che uno legga il pensiero Brian -antlo per
rendersi conto che quelle sono risposte inadeguate al problema).
COSA FARE ALLORA PER RISOLVERE IL PROBLEMA ?
1)Un profilo adeguato che ci permetta di sfruttare la vicinanza del
paziente
per darci quella visibilità necessaria tale da poterci differenziare dalle
protesi che provengono dalla Cina. . .
2)E' impensabile poter immaginare di battere la Cina se l'odontotecnico
continua a essere un conto terzista e quindi arrivare a una fatturazione
diretta.
3) Un profilo che ci dia la esclusività nella fabbricazione della protesi,
dobbiamo essere gli unici soggetti abilitati a farlo.
4) La protesi dentaria non deve essere considerata come un qualsiasi beni
di
consumo, ma un organo artificiale a tutti gli effetti, fatto
individualmente
per ogni singolo paziente e quindi valorizzata, non può essere fatta fare
da
chiunque, una protesi realizzata lavorando alla caviglia (per utilizzare un
termine antlo) non sarà una protesi individuale fatta ideata solo per quel
singolo paziente, (esaltare la professionalità individuale). Diventa una
garanzia per il paziente quando l'odontotecnico può seguire tutto il suo
ciclo di produzione, solo così il paziente potrà avere una protesi che
durerà nel tempo,in quanto durante il ciclo di produzione l'odontotecnico
ha
seguito tutte le verifiche necessarie direttamente sul paziente, tali da
poter apportare quelle modifiche necessarie che fanno poi la differenza.
E' questo il nostro valore aggiunto, questo sarà quello che ci
differenzierà
dalle protesi delle multinazionali. La nostra parola d'ordine è valorizzare
la nostra protesi.
Saranno gli stessi dentisti a chiamarci in studio per far vedere al
paziente
che la sua protesi è fatta in Italia, sarà lo stesso dentista consegnare la
certificazione al paziente perché avere una figura come l'odontotecnico
visibile al paziente diventerà una opportunità anche per il dentista.
(l'opposto
del lavorare alla caviglia di Brian-antlo). E' proprio vero che il dramma
dell'odontotecnico è l'odontotecnico stesso .
5) Differenziarci dalle protesi cinese, significa sfruttare quel sapere
fondato sulla metodologia, sull'esperienza, quel sapere che storicamente ci
ha sempre contraddistinto. Perchè una protesi possa durare nel tempo deve
seguire un processo di fabbricazione individuale, specifica, fatta di tanti
passaggi coerenti, ha bisogno di continue verifiche sul paziente da parte
dell'odontotecnico, solo in questo modo si realizzano protesi individuali
che durano nel tempo. Se una protesi è fatta bene dura una vita non un anno
due anni o cinque anni. Noi oggi abbiamo la capacità di realizzare protesi
che possono durare decenni, dobbiamo solo essere messi nelle condizioni di
poterlo fare, e questo che il paziente deve sapere ed è proprio qui che la
nostra comunicazione è efficace. Quindi differenziarci significa far sapere
al paziente che le protesi made in italy costa di più ma dura di più. E'
necessario fare delle ricerche individuando le metodologie,- che va dal
processo di fabbricazione alla verifica - più adatte per realizzare protesi
durature nel tempo. Questo significa qualità, tutela del paziente.
6) La protesi non è solo estetica ma anche funzione, la protesi made in
italy è in grado di integrarsi con il sistema, quindi viene materializzata
seguendo una logica clinica individuale, mentre quella cinese è una protesi
standar che non considera la clinica individuale e quindi danneggia la
salute del paziente.
7) Abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale all'interno della nostra
categoria,dobbiamo imparare a pensare in modo diverso, dobbiamo imparare a
comunicare attraverso un linguaggio adeguato, dobbiamo sfruttare tutti i
canali della comunicazione, quello che ha fatto la siced - è un esempio che
dovrebbe essere seguito da tutti. In questo processo sarà necessario la
collaborazione di tutte le società culturali e sindacali lo sforzo che
dovremo affrontare nei prossimi anni sarà impressionante. Le società
culturali come quella della siced dovranno fare da locomotiva per trainare
tutta la categoria. E' paradossale il comportamento del presidente della
fenaodi un comportamento irresponsabile e strategicamente limitato e
arretrato non possiamo più permetterci strategie fallimentari come queste
abbiamo bisogno di dirigenti che siano portatori di un pensiero avanzato,
che siano dei veri rivoluzionari che sappiano fare gli interessi della
categoria intera.
Con queste mie piccole, prescrizioni credo di non avervi sorpreso e
probabilmente forse deluso: vi sareste aspettati magari idee più concrete e
di pronta azione. Ma è molto difficile che qualsiasi idea concreta per
rendere la nostra professione più competitiva sia attuabile a breve
termine.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che mi hanno stimolato ad
andare avanti.

Globalizzazione! Una grande fregatura!! L'odontotecnico rischia
l'estinzione!
in pochi anni 80% della produzione delle protesi sarà fatta all'estero.



Immagine:

41,38 KB

Modificato da - rosario.muto in Data 25 novembre 2007 14:21:56

Amministratore
Responsabile Forum




122 Messaggi

Inserito il - 28 novembre 2007 : 12:24:53  Mostra Profilo  Rispondi Quotando



transfert del post

Il nichel dove gli interessi pigiano forte

Cari Sig.
da tutta una ricerca, per semplici interessi politici ma, sopratutto economici, il nichel è ovunque, in tutti gli oggetti metallici detti acciaio sanitario o qualaltro nome si voglia.
Nel dentale pur sapendo della pericolosità di queste leghe composte: cromo-cobalto-nichel-berilio-cadmio, si continua ad utilizzarlo,la cosa bella, eclatante e' che le aziende dichiarano l'assenza dl nichel, quando invece proprio quest'ultimo è presente con percentuali fino ad arrivare all'80%, la prepotenza, l'arroganza dei medici (firmatari del giuramento di Ipocrate; tutela della salute del prossimo)continuano a richiedere agli odontotecnici protesi in cromo-cobalto e nichel, nonostante i problemi che ne derivano.
L'odontotecnico e l'ignaro consumatore per l'appunto, non sanno, non vengono informati dei rischi che incorrono e non solo, gli operatori odontotecnici non fanno altro che portare a casa tutti i rifiuti di lavorazione e tutti i problemi di intossicazioni, finendo con l'inquinare anche il resto della propria famiglia.
Nel dentale la situazione è molto grave, l'economia è scesa, la qualità è sotterrata, la dignità zero, l'affidabilità non si sa.
Troviamo il modo di informare e di denunciare, qualche legge sui contenuti del nichel esiste, facciamola valere, ai medici non interessa un kaiser.

Rosario Muto


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maeva
Membro Medio




175 Messaggi

Inserito il - 29 novembre 2007 : 17:46:03  Mostra Profilo Invia a maeva un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

Rosario penso dovresti prenderti un po' di tregua, non fai che mettere in allarme.
Non voglio dubitare delle cose che dici ma penso dovresti condividerle con gli odontotecnici e con chi fa ricerca in questo senso.
Certo dare una informazione anche ai dentisti e mettere in guardia i pazienti ma con questo tipo di diffusione puoi solo far sentire un senso di impotenza a chi non puo' far niente a meno che tu non chieda che scendiamo in piazza con te.



E' il destino di ogni bocciolo di fiore
aprirsi e sbocciare nello splendore
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rosario.muto
Membro


Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato


71 Messaggi

Inserito il - 29 novembre 2007 : 20:38:31  Mostra Profilo Invia a rosario.muto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Maeva,
non voglio fare terrorismo ma purtroppo quello che scrivo è la verità, hai proprio ragione, vogliamo scendere in piazza?
Purtroppo è così, è questo tipo di pressione che attiva le persone a fare qualcosa di positivo, se no, l'indifferenza e gli interessi ci portano solo alla morte, guarda che non ti dico niente di nuovo, guardati intorno, la politica mafiosa, la sanità corrotta,l'econimia truffa, e la globalizzazione tossica, mi dici in che mondo vivi? guarda che se non accade quello che è accaduto in Argentina, noi si finisce male.
Non potete sapere quello che accade nel sanitario, quello che accade nel mondo universitario, quello che accade nel mondo della ricerca,
la corruzione non finisce mai e più avanti si va e peggio è, signori ci stanno succhiando come i vampiri.
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zed
Membro Medio



Regione: Emilia Romagna


102 Messaggi

Inserito il - 01 dicembre 2007 : 18:44:27  Mostra Profilo Invia a zed un Messaggio Privato  Rispondi Quotando

E' tutto un proclama. Anch'io penso che dovresti riposarti un po'.
Credo che le persone che scrivono qui siano interessate alle loro problematiche personali, quindi ad avere degli scambi di mutua informazione su metodologie e operatori.
Tu stai andando solo in una direzione. Fino ad ora niente di utile, nel senso che noi possiamo applicare.
Vai a dire ste cose a chi produce e a chi compra, noi tutt'al piu' possiamo cercare di rassicurarci che il prodotto non venga dalla Cina.
Insomma parlane con gli odontotecnici o altri che sia , coi pazienti non occorre piu' di tanto!
Spargi solo uno stato di insofferenza!



Quando hai piu' di una scelta davanti a te e non riesci a deciderti
prendi sempre la strada che richiede piu' audacia
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ahriti
Membro Medio




130 Messaggi

Inserito il - 01 dicembre 2007 : 18:58:55  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Ci sta nano-affumicando:-)
Rosario stai impazzando, impazzendo e facendo impazzire!
Fattiun sospiro e vedi se attorno a te c'e' almeno qualcosa di positivo, magari un fiume che scorre e che porta via tutto, anche questo continuo incalzare!
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rosario.muto
Membro


Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato


71 Messaggi

Inserito il - 01 dicembre 2007 : 19:14:37  Mostra Profilo Invia a rosario.muto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Vi sbagliate, le cose vanno fatte insieme
non si può far finta di niente vivendo nell'ipocrisia totale, è inutile lamentarsi.
Se volete voi trovare quello che voi dite rilassamento, andate a farvi una bella escursione all'aria aperta, internet è fonte di informazione.
L'unica possibilità di informare è internet, questo forum è l'ideale, mentre non lo è per i soli lamenti.
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amrita
Membro Attivo




220 Messaggi

Inserito il - 01 dicembre 2007 : 21:57:21  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Tieni conto degli altri, invece che aprire un topic con un report intero ogni volta che ti viene in mente qualcosa.
Ma non hai gia' il tuo forum? Quello e' l'ideale.
Le lungaggini non sono gradite e non le legge nessuno.
Il troppo storpia, soprattutto se e' negativo.
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rosario.muto
Membro


Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato


71 Messaggi

Inserito il - 02 dicembre 2007 : 12:31:08  Mostra Profilo Invia a rosario.muto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Amrita, mi viene voglia di capire che cerchi di disinformare piùttosto che informare ma, sei mica dalla parte dei dentisti?
Allora cosa ne dici del forum di Beppe Grillo?
La comunità deve sapere cosa accade intorno a se, deve sapere delle storture, il solo lamentarsi non serve a nulla, delle persone che fanno schifo devono saperlo, oggi finalmente, da qualche giorno, è stata approvata una legge sacrosanta, la Class Action, sai cosa significa? Oggi c'è la possibilità di denunciare, di portare avanti percorso legale di gruppo, se un qualcuno sbaglia o altro, può essere attaccato fino alla sua distruzione............................
Siccome nel dentale come nella chirurgia estetica, chi promette e non soddisfa, paga i danni, ebbene siamo in una situazione di risvolta, siccome i medici vivono alle spalle degli odontotecnici, rendendoli complici di una situazione non chiara a livello legislativo, prescrivono agli odontotecnici protesi artigianali senza senso a costi di risparmio assurdo estremo, mentre quando loro la vendono al paziente diventa un dispositivo sanitario a dei costi esorbitanti.
Gli Odontotecnici vogliono adottare la legge come negli altri paesi d'Europa, la fattura disgiunta, in modo che ogn'uno guadagna sul suo operato, in modo da offrire al consumatore la garanzia del prodotto di alta bioqualità e da poter vivere con una certa dignità sotto tutti i punti di vista, senza passare dei sottefugi e vizzi occulti di omnipotenza diffamante.
Internet è divulgare,è informare, tu chi sei?
Non ho bisogno di una batante, pensa alle tue esternazioni incoerenti.

Modificato da - rosario.muto in data 02 dicembre 2007 12:34:48
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rosario.muto
Membro


Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato


71 Messaggi

Inserito il - 02 dicembre 2007 : 16:14:58  Mostra Profilo Invia a rosario.muto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Quando le aziende pubblicizzano, pressano nuovi materiali, i medici usano, applicano e prescrivono senza conoscere ne i materiali ne la tossicità, dove cade la responsabilità, chi ne paga le conseguenze?

http://www.scienzaonline.com/chimica/noi-esistiamo-non-ci-interpellate.html
Appello del Prof. Luigi Campanella alle Istituzioni:
“Noi esistiamo, perché non ci interpellate?”


Nell’attuale società industrializzata, stiamo vivendo un periodo di emergenze. C’è emergenza per il cambiamento del clima che potrà provocare catastrofi ambientali, ma c’è emergenza anche per la salute umana, poiché continui allarmanti studi scientifici rilevano che sono in aumento le malattie dovute agli inquinanti.

In tutto ciò, quali sono le reali responsabilità della Chimica? Come influisce sulla nostra vita? I prodotti, prima di essere messi in commercio, vengono testati, come? È ancora valida la sperimentazione animale? Volendo iniziare a pensare in termini di prevenzione, chi può darci le corrette indicazioni?

“ La Società Chimica Italiana conta circa 5000 iscritti ed è una delle grandi società scientifiche nazionali che raggruppa i settori della Chimica Universitaria, di quella Industriale, degli Enti di Ricerca e persino della Scuola. È quindi l’espressione di una grande comunità che copre le più ampie competenze. Non utilizzarle è colpevole….”

Ci ha detto il prof. Luigi Campanella, recentemente eletto Presidente della Società Chimica Italiana. Nella conversazione che segue abbiamo cercato di capire di più e di approfondire l’argomento.

Prof. Campanella, innanzitutto complimenti per la Sua elezione. Ora, quali compiti La aspettano come Presidente della Società Chimica Italiana?
È da tempo che mi pongo il problema del ruolo della SCI nella società civile e credo che in passato, e non per colpa di qualcuno, ma perché la situazione, forse, non lo ha consentito, questo ruolo non sia stato quello che compete a una società scientifica all’interno di una società civile oramai così complessa come quella in cui attualmente viviamo.

Il cittadino ha bisogno di sentire la Scienza come un suo alleato, che lo difenda, lo protegga, lo garantisca rispetto ai numerosi rischi e pericoli a cui è continuamente esposto e alle scelte che, di volta in volta, è costretto a prendere, spesso con ignoranza del contenuto delle stesse.

Quindi, una società scientifica seria, secondo me, deve, come primo traguardo, trovare un collegamento con la società civile per rappresentare una sorta, se vogliamo, di “braccio armato” (nel senso buono della parola), al quale appoggiarsi per avere quelle informazioni, quelle indicazioni, libere da qualsiasi condizionamento politico, che sono fondamentali per la qualità della vita.

C’è qualche campo in cui è necessario intervenire urgentemente?
Secondo me, sostanzialmente, occorre intervenire in tre settori: ALIMENTAZIONE, SALUTE e AMBIENTE. Sono i tre nei ai quali il cittadino è più esposto.

Nel campo dell’alimentazione, con la ricerca di sempre nuovi alimenti, di nuove fonti alimentari, di nuovi prodotti che possano commercialmente imporsi sugli altri, talvolta si rischia di decadere in prodotti in cui, purtroppo, la qualità nutrizionale è sacrificata ad altri aspetti.

C’è poi da considerare il rapporto dell’alimentazione con l’ambiente, perchè molti inquinanti sono finiti nel ciclo alimentare. È quindi necessario accrescere le possibilità di controllo e per farlo bisogna scendere da un livello di metodi consentiti soltanto a grossi Centri Scientifici o a grossi Centri di Ricerca e di Controllo, a metodi più alla portata della Comunità e che possono essere disseminati sul territorio in modo che ognuno, ogni cittadino…. è ideale questo, ma serve a far capire il concetto, ogni cittadino possa, a casa sua, verificare se il prodotto alimentare che ha acquistato o che andrà a consumare, è garantito rispetto ad elementi di qualità e sicurezza.

Questo per quanto riguarda l’alimentazione…
Nel campo della SALUTE, purtroppo, le malattie sono in continua espansione, alcune anche gravi. La correlazione di queste con l’ambiente e con l’alimentazione è chiara, ma ci sono anche delle connaturazioni e collegamenti di tipo genetico.

È ovvio che delle indicazioni su come comportarsi e quindi una sorta di protocollo di comportamento delle persone, anche di quelle che sulla base delle caratteristiche ambientali, alimentari e genetiche, sono più esposte, è certamente di grande aiuto per prevenire e quindi ridurre i rischi che al cittadino possono derivare dalle condizioni di vita alle quali è esposto.

Per quanto riguarda l’AMBIENTE c’è poco da inventare, la situazione è quella che è. L’aria delle nostre città è inquinata, soltanto se si va in campagna, e non sempre, si può respirare un’aria più accettabile. È ovvio che in queste condizioni bisognerebbe assumere delle scelte politiche molto coraggiose.

Molte volte però, per condizionamenti che si possono anche comprendere, queste scelte non sono possibili, ma esistono dei meccanismi di difesa rispetto ai quali i cittadini possono essere informati e, soprattutto, ci sono degli indici di qualità che possono rappresentare indicazioni e informazioni molto più determinanti e molto più utilizzabili di quelle attuali.

Faccio un esempio: il particolato atmosferico di cui tanto si parla, è sostanzialmente caratterizzato sia sulla stampa, sia nella Legge, in termini solo quantitativi senza alcun riferimento alla qualità.

Sarebbe necessario accoppiare all’indice di quantità un indice di qualità che facesse capire poi, al cittadino, quando si espone all’atmosfera urbana, in presenza di elevate quantità di particolato, se questo è pericoloso, come ad esempio quello di un’area industriale particolarmente carica o di giornate nelle quali il traffico è intenso e il ricambio d’aria molto difficile, oppure si tratta semplicemente di polvere o di sabbia del Sahara che i venti hanno portato e che quindi presenta, rispetto al caso precedente, condizioni di pericolo assai inferiori.

Quali sono gli attuali rapporti tra la Società Chimica Italiana e le Istituzioni preposte alla Salute, all’Agricoltura, all’Ambiente, ecc, che regolano la nostra società?
In passato sono state tenute e mantenute vive delle convenzioni con i Ministeri dell’Ambiente, della Sanità e con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, ma credo che avessero più il carattere formale di rappresentare la volontà delle Istituzioni a collegarsi tra loro che una pratica applicazione rispetto alle integrazioni e le cooperazioni.

Io credo invece che occorra cercare di passare dalle convenzioni ai progetti e quindi sostituire gli accordi di tipo cartaceo con accordi di tipo sostanziale. Le competenze della Società Chimica Italiana, che racchiude oltre 5000 Chimici di tutti i livelli, come potete immaginare, sono elevatissime e talmente ampie e diffuse che possono essere messe realmente a servizio del Paese.

È ovvio che da parte del potere politico ci deve essere la volontà di utilizzare queste risorse, cosa che purtroppo in passato non sempre c’è stata, ma è compito nostro metterle a disposizione.

Per cui il Suo è quasi un appello alle Istituzioni, cioè “Noi esistiamo, perché non ci interpellate?”
Si, credo sia giusta questa osservazione. Vorrei, insomma, che ci fosse una sorta di presa di coscienza. Una sorta, se volete, di “messa a disposizione”, di rappresentazione di una comunità a dire: “Noi ci siamo, abbiamo delle competenze, vogliamo metterle a disposizione e quindi chiediamo, e in qualche misura pretendiamo, come cittadini, non come chimici, che queste risorse siano utilizzate da chi poi dovrà, su queste determinazioni, su queste analisi, su queste informazioni, desumere, applicare o dedurre nuove leggi”.

Perciò si può dire che, fino ad ora, ci sono state leggi, regolamenti, fatti da varie Istituzioni, che hanno fatto usare la chimica senza sapere con precisione quali fossero le conseguenze di queste scelte. In sostanza, molte volte si è cercato di eliminare delle problematiche creandone invece di più gravi?
Credo che in parte sia vero. Non sempre cioè si è voluto tenere conto di queste competenze messe a disposizione, con il risultato che i problemi molte volte venivano visti più per la necessità di risolvere un’emergenza che con la convinzione e con la necessità di pensare anche alle conseguenze di questa risoluzione.

Quindi sarebbe opportuno vedere un po’ più avanti di quello che il potere politico tradizionale, purtroppo, è portato a vedere e cioè essenzialmente la soluzione immediata che dia un riscontro al cittadino, del suo intervento. Bisogna pensare che molte di queste azioni hanno un seguito, perché le conseguenze si possono misurare anche a distanza di anni e quindi credo che quando si fanno certe scelte, l’opportunità di appoggiarsi a delle cognizioni scientifiche solide, acquisite e certamente comprovate, come quelle di una Comunità costituta dai migliori Ricercatori dei Centri Universitari, di una certa disciplina, non possa essere trascurata e, anzi, debba essere assolutamente considerata.

Dopo la Sua elezione, ha avuto la possibilità di incontrare il Ministro della Salute e il Ministro dell’Ambiente?
Come giustamente lei diceva, attualmente, io sono Presidente eletto della Società Chimica Italiana e la SCI ha un preciso regolamento. Il Presidente viene eletto un anno prima per consentirgli di preparare il suo triennio di presidenza.

Quindi in quest’anno mi organizzerò per arrivare a creare delle innovazioni, all’interno della Società Chimica Italiana, che possano portare ai risultati o comunque agli atti che ho prima descritto. Sicuramente, in questo anno, una delle strade che percorrerò, con maggiore intensità e con maggiore frequenza, sarà quella del collegamento con i Ministeri importanti, la Sanità e l’Ambiente innanzitutto, ma anche la Ricerca Scientifica e l’Università, perché credo che il rapporto tra le Società Scientifiche Nazionali e questi Ministeri chiave sia un rapporto fondamentale per la difesa della nostra società e quindi dei cittadini.

I media danno la diffusione necessaria ed esatta alla Ricerca e alle notizie che riguardano la Chimica?
Purtroppo no, perché si tende a vedere soltanto una faccia della Chimica. Mi ricordo il famoso libro, con il quale ne sono emersi i problemi: “Le due facce della chimica”, in cui venivano messi in evidenza i suoi due aspetti fondamentali, la filoecologica e la filotecnologica.

Purtroppo si tende a rilevare soltanto ciò che deriva dalla faccia filotecnologica e quindi gli impatti negativi sulla salute e sull’ambiente di queste tecnologie dure che molte volte in passato hanno riguardato la chimica e che i media hanno finito per denunciare, dimenticando che però la chimica è stata determinante, ad esempio, nella rimozione degli inquinanti.

Molti degli attuali espedienti a controllo alimentare, a controllo sanitario, si basano strettamente su interventi chimici. La chimica sta inoltre svolgendo un ruolo fondamentale per ridurre sempre di più, fino a zero, i test sugli animali, sostituendoli con test chimici.

A tutto ciò si riesce però faticosamente a dare risalto mentre viene evidenziato molto duramente sui giornali, anche in prima pagina, quando un’industria, per qualche motivo, ha un incidente, o un prodotto industriale viene ritrovato in un suolo. Sono tutte cose giuste da denunciare, ma è anche opportuno far capire che non esistono soltanto gli aspetti negativi delle discipline e che ci sono anche quelli positivi.

E poi, spesso l’utilizzo improprio della chimica non è colpa della chimica, ma è colpa di chi la usa. Il proverbio arabo “Fa più rumore un albero che cade, di una foresta che cresce” credo valga sempre. Se, attraverso i media, vogliamo influenzare il cittadino e fargli comprendere come stanno le cose, occorre anche fargli presente che c’è una foresta che cresce e cresce anche bene.

Che cosa pensa dell’approvazione del progetto REACH da parte del Parlamento Europeo, per fare ordine sull’impiego, la qualità e la quantità delle sostanze chimiche continuamente immesse sul mercato e nell’ambiente?
Credo che sia sicuramente un passo in avanti, ancorché sia stato realizzato non nella forma migliore, ma comunque è un tentativo di regolamentazione. Purtroppo, la storia che c’è dietro e che ha portato a questa approvazione, è piena di punti neri e di punti oscuri, cioè di momenti in cui si sono perse delle grandi occasioni.

Il numero dei composti, sicuramente è stato ridotto troppo, le quantità e le formule successive di controllo, a secondo dei livelli, sono, probabilmente, un po’ confuse e certamente si sarebbe potuto fare meglio. In qualche misura non si è tenuto conto anche dell’Industria e quindi si è oscillati fra una posizione di tipo garantista e una posizione di tipo filoindustriale finendo per scontentare gli uni e gli altri.

Come sistemi e metodi di controllo sono stati mantenuti i test su animali (quindi tutte cose non positive), però è un primo segnale che stiamo andando nella direzione in cui prima di immettere nell’ambiente sostanze note o non note dovrà, se non altro, esserci garantito che queste sostanze siano state verificate in una forma che, per l'appunto, si potrà migliorare come metodi e come contenuti, ma, comunque, dovrà esserci garanzia rispetto all’innocuità o, se non altro, al non rischio e al basso pericolo che può derivare ai cittadini da queste sostanze.

È vero che, attualmente, molte sostanze chimiche di normale utilizzazione, non sono testate e vengono autorizzate dalle Autorità preposte salvo poi essere ritirate dal commercio dopo che hanno dimostrato la loro nocività?
Eh, sì, perché i test di tossicità, i test di innocuità, sono test per i quali non ci sono dei codici definiti. Ecco perché con il REACH, che cerca di individuare dei metodi, si sta facendo un passo in avanti.

Il problema è stabilire se i metodi indicati sono realmente quelli più idonei. Se, tutto sommato, tenuto conto che alcuni, ripeto, si appoggiano ancora sulla sperimentazione animale, non sarebbe stato possibile utilizzare quanto la bibliografia scientifica ci ha messo a disposizione.

Esistono infatti metodi alternativi che, sulla base delle competenze scientifiche che li hanno prodotti, e soprattutto dei risultati di queste emergenze scientifiche, potevano essere verificati e probabilmente introdotti come metodi ufficiali.

La sperimentazione sugli animali, di determinati prodotti, non è dunque predittiva per l’uomo?
No, ogni sistema biologico ha i suoi meccanismi di difesa e i suoi meccanismi di offesa, cioè di essere offeso. Quindi è chiaro che sistemi biologici diversi si difendono in modo diverso e sono aggredibili in modo diverso.

È ovvio che l’uomo non è confrontabile con nessuno di questi animali sui quali vengono fatti i test e in più c’è il problema delle dosi. C’è il problema dell’accumulo diverso da organismo a organismo e che invece molte volte è il responsabile della tossicità di questi composti.

Quindi dire che si possano trasferire completamente e in modo integrale i risultati dei test sugli animali all’uomo, credo sia improprio. È un approccio di tipo tradizionale, un po’ superato, un po’ vecchio, che ancora si fa fatica a sostituire con metodi più nuovi che sono, ad esempio, i test in vitro, i test sui recettori, la tossicogenomica o altro. È come andare ancora in carrozza, mentre ci sono automobili, treni e aerei.

La sostanza sperimentata sugli animali, deve essere comunque e sempre sperimentata sull’uomo?
La legge sancisce che per avere l’autorizzazione occorrono due test: il primo deve garantire rispetto alla tossicità dei prodotti che poi, per ottenere la qualifica di farmaci e poter essere commercializzati come tali, devono far ricorso alla sperimentazione clinica che, ovviamente, è molto rigorosa e richiede accorgimenti e condizioni estremamente particolari.

Quali sono le ricerche che le stanno più a cuore e quali gli interventi che desidera vengano attuati quanto prima?
Una è appunto quella che abbiamo appena toccato, i test chimici di tossicità per sostituire completamente i test su sperimentazione animale. La chimica può fare molto, perché ha compreso i meccanismi di interazione dei recettori con moltissime sostanze, quindi questi meccanismi possono essere provati in vitro e sempre in vitro è possibile fare delle sperimentazioni in grado di informarci realmente ed esattamente, sulla tossicità e sul danno che può derivare all’uomo dall’impiego di queste sostanze, perché i recettori possono essere di tipo umano.

L’altra ricerca riguarda il campo alimentare, nel quale credo che occorra andare verso sistemi di controllo e di monitoraggio stimolando una sorta di abitudine e di indirizzo verso l’autocontrollo.

L’autocontrollo non può essere preteso con test che costano molto denaro o che richiedono grosse apparecchiature, perché questo vorrebbe dire escludere tutti i piccoli produttori. Vorrebbe dire distinguere in base al censo tra chi si può proteggere e tra chi non si può proteggere.

Allora, il problema è quello di accrescere le ricerche attraverso sistemi, e oramai ce ne sono tanti, che possono venire incontro alla logica del semaforo, che ci consentano cioè, di mettere un prodotto dinanzi al semaforo e vedere se questo si accende e diventa verde o rosso. Se è verde, siamo tranquilli, se è rosso, possiamo intervenire con tutto quello che da questo deriva.

Però, la possibilità di poter avere questo semaforo che ci dà una risposta, è un invito, uno stimolo all’autocontrollo. Un altro punto, per me importante, è poi quello di capire i meccanismi di rilascio e di interazione di molti farmaci col nostro organismo, perché la tossicità dei farmaci viene purtroppo spesso trascurata. Se ne vedono soltanto gli aspetti positivi, ma ci sono anche quelli negativi.

Ricordo che l’Unione Europea ha lanciato un allarme proprio sulla presenza di farmaci nelle acque superficiali che deriva dal grande uso, abuso direi, che si fa dei farmaci. Spesso sono sostanze non biodegradabili che si accumulano, quindi la loro tossicità è destinata a crescere, perché aumenta la quantità.

Sono campi ai quali, in passato, si è data poca attenzione vedendo nel farmaco la soluzione di problemi, di malattie, e questo è vero, ma oggi dobbiamo considerare con più attenzione e con più criticità questo tipo di approccio.

Come cittadino, al di là del Suo ruolo di Presidente eletto della SCI, cosa si augura per la società civile?
Beh, mi auguro che la nostra società cerchi un equilibrio. Oramai comincio ad avere un certo numero di anni, quindi ho visto situazioni anche di estrema povertà. Ho vissuto il boom degli anni 60 e degli anni 70 e poi la crisi di questi ultimi anni, ma credo che tutto ciò, quando si viene da una guerra come quella che abbiamo vissuto, sia quasi fisiologico.

Se vogliamo, siamo ancora sotto l’influsso di quella guerra che ci ha spinto a crescere quanto più rapidamente possibile e, ovviamente, dopo le grandi crescite non possono che venire i momenti di stagnazione.

Dobbiamo quindi cercare un equilibrio che non metta però in discussione i traguardi e non ci faccia rinunciare al dovere di una società civile di proteggere le comunità più deboli, quindi i malati, gli anziani, i giovani. In molti degli attuali disequilibri vediamo che queste comunità vengono trascurate.

Quando l’Università non ottiene fondi perché non ci sono, quando la Sanità ha il buco che ha, quando è difficile trovare una collocazione dignitosa a molti dei nostri anziani che oramai sono sempre più numerosi, ecco credo che rischiamo di riequilibrare la società in modo sbagliato, a danno proprio dei più deboli.

Il problema è riequilibrarla, probabilmente, a danno dei più forti. Il che non vuol dire, come qualcuno pensa, aumentare le tasse al di sopra di un certo reddito, il problema del riequilibrio sociale è un problema che passa attraverso degli indicatori e dei distributori delle ricchezze che non sono assolutamente basati sulle tasse, ma che riguardano moltissimo la gestione dei servizi, la possibilità di integrazione dei centri urbani con le periferie e tante altre cose della società in cui viviamo.

E come vede l’Italia, a livello europeo e mondiale?
Noi Italiani ci piangiamo sempre addosso, è un po’ una tradizione del nostro Paese, però io credo che l’Italia stia ancora svolgendo il suo ruolo. Intanto in Europa, di cui è stata un precursore, credo abbia una responsabilità importante, quella, appunto, di rivalutare il ruolo e la forma della Costituzione Europea, probabilmente appoggiandosi a quelle Nazioni che come noi credono nell’Europa.

Siamo un Paese che in passato ha prodotto moltissime ricchezze, moltissima tecnologia, ma in questa azione di equilibrio stiamo perdendo alcuni dei puntelli sui quali la nostra economia si era basata per molti anni.

La Chimica, purtroppo è uno di questi, con la Farmaceutica e in parte l’Elettronica, anche se credo che ciò faccia parte del meccanismo di riequilibrio e di arrangiamento che la tanto contestata globalizzazione richiede.

Poiché è un Paese che culturalmente non ha pari, penso che l’Italia non debba temere la globalizzazione soltanto a livello economico, ma. per non perdere le sue tradizioni e la sua storia, principalmente quella a livello culturale.

Per fortuna, dalla nostra parte abbiamo l’Arte e nessuno ce la potrà togliere. Credo, comunque, che dovremo guardarci da fenomeni di globalizzazione che tendono, in qualche misura, a toglierci la specificità delle nostre ricchezze per assegnarla a comunità più vaste che, effettivamente dobbiamo rispettare, ma nelle quali, ovviamente, non ci possiamo nemmeno confondere per una scelta politica.

Per concludere, prof. Campanella, Lei che tra l’altro è anche Ordinario di Chimica dell’Ambiente all’Università “La Sapienza” di Roma, può dirci cosa sta cambiando a seguito del recente accordo sottoscritto dal WWF – ITALIA con la Società Chimica Italiana?
Non cambia niente, la Chimica è da sempre al servizio dell'ambiente. L'uso improprio da parte di alcuni irresponsabili non può essere ascritto a colpa della disciplina. Come ho già detto, la chimica protegge la salute dall'inquinamento rimuovendo sostanze tossiche e pericolose, studia le reazioni fra i sistemi recettori ed i vari composti consentendo di superare la sperimentazione animale, protegge i reperti archeologici ed i Beni culturali: è in sostanza un alleato del cittadino che, però purtroppo, spesso non sa di avere dalla sua parte un tale importante alleato.
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jaya
Membro Medio




167 Messaggi

Inserito il - 03 dicembre 2007 : 16:56:40  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Rosario perche' continui con questo spirito di invadenza?
E perche' non ti basta il tuo forum? Perche' devi farne un duplicato?
Se hai voglia di scorazzare in web per la tua divulgazione lo puoi fare, ma la tua tendenza a impossessarti di ogni spazio qui
non e' gradita.
Ogni forum ha le sue modalita' e ti e' stato fatto notare che cosi' non va. Noi siamo da anni nel forum e ne costituiamo l'impalcatura, dunque l'ultimo arrivato non si deve arrogare il diritto di fare il bello e il cattivo tempo a suo piacimento.

Ti e' stato detto altresi' che non si discorda da quanto esponi ma che quei lunghi e continui report sono troppo , e si sa, il troppo storpia, alla fine ci si stanca e dunque il risultato non sara' quello che ti aspetti.

C'e' un un regolamento che va rispettato.

Tu non costituisci un'eccezione , leggilo e rileggilo.
Viene pure aggiornato quando c'e' qualcuno che si ostina a stare out.
Tra l'altro vien detto che le esposizioni siano sintetiche.


Open your mind and you will heal your heart.
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zed
Membro Medio



Regione: Emilia Romagna


102 Messaggi

Inserito il - 03 dicembre 2007 : 18:16:07  Mostra Profilo Invia a zed un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Lui cita il blogg di Grillo.
Ma appunto questo non e' il blogg di Grillo e non e' nemmeno un blogg. Un po' di differenza si dovrebbe cogliere.
Quello che ti ostini a non voler capire e' che avvolgendoti di tutto questo bla bla bla non ne sorti un gran che.
A parte che le cose brevi sono le piu' incisive, io rifiuto in partenza di leggere le tiritere, e cosi' fanno i piu'.
Se poi domani me ne riproponi un'altra e magari pure la scrivi in due topic, la volta dopo sopraggiunge il rifiuto di leggere qualsiasi cosa tu scriva.
Si dovrebbe essere in grado di fare una sintesi. Se tutti facessero come te e noi fossimo tenuti a leggere, non ci sarebbe tempo per fare altro. Ho appena riletto il regolamento del forum e mi pare sia lapalissiano.

Ne hai dette abbastanza di cose che non vanno bene, dette e stradette, non si mette in dubbio nulla, ma non hai ancora proposto nessuna soluzione ed eviti di rispondere a domande dirette.

Allora a che gioco giochiamo? I tuoi sfoghi oltre a creare allarmismo sembrano dimostrarsi di scarsa utilita'


Quando hai piu' di una scelta davanti a te e non riesci a deciderti
prendi sempre la strada che richiede piu' audacia
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rosario.muto
Membro


Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato


71 Messaggi

Inserito il - 03 dicembre 2007 : 20:07:49  Mostra Profilo Invia a rosario.muto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Caro nuovo arrivato Zed,
si dice chi vuol capire lo fa, chi non vuol vedere non vede e chi non vuole sentire non sente,
effettivamente ho detto abbastanza ma, nonostante ciò non hai capito nulla come del resto anche gli altri, posso darti un imput e tu lo interpreti in output, a ogni cosa c'è una soluzione, basta guardasi intorno e lo trovi, ma, siete tutti dipendenti dalla televisone, non sapete andare più in laa? siamo messi veramente male.
Ho che male, ho che male, mamma che lamenti, e lamenti e lamenti, ma, datti una regolata, cos'hai? bho è matto!
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merevita
Membro Medio




178 Messaggi

Inserito il - 04 dicembre 2007 : 16:39:27  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Mi sono occupata di public relations in vari settori, quindi di comunicazione, anche di un'indagine web.

La prima regola di fondo e' quella di tener conto della risonanza che i nostri modi e contenuti hanno sugli interlocutori.
A che serve relazionarsi se non metti l'altro nella condizione di recepire?( Di questo se n'era gia' parlato nel topic relazionarsi) .
Se poi tutti gli altri sono in accordo nel dire la stessa cosa,
un punto interrogativo bisogna saggiamente porselo.
Pensare che siano sempre gli altri che colorano vedendo reiterazione e lungaggini o altro e' un velarsi gli occhi che puo' solo creare
resisternza al messaggio che vuoi trasmettere.
In altre parole non passa e non giova certo dar del matto agli altri.
Sai la battuta sul matto? e quella dell'unico sano in un mondo di matti?

Se tutti ti danno lo stesso riscontro e ti ostini a non prenderne atto, meglio ritirarsi su un blogg personale da dove si possono anche dettare i propri comandamenti.
Come ti hanno sottolineato non sono in discussione i contenuti ma le tue modalita' di porli e di relazionarti ed è questa cosa fondamentale. Nel rapporto bisogna sapersi mettere in discussione.

Sull'incisivita' poi del messaggio breve a scapito di quello lungo, da un sondaggio fatto tempo fa in un certo numero di forum, alla domanda di come si ponevano di fronte ai mesg lunghi la risposta e' stata pressoche' unanime: non venivano letti.
Potrei segnalare altri aspetti ma ritengo che il regolamento del forum sia fatto da chi di comunicazione se ne intende. Basta solo leggerlo.

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jasmine
Membro Attivo




266 Messaggi

Inserito il - 04 dicembre 2007 : 17:35:32  Mostra Profilo  Rispondi Quotando

Guarda che Zed non e' proprio un nuovo arrivato rispetto a te.
Ci sono le date di iscrizione al forum e le puoi vedere.
Non ha fatto del resto che puntulizzare incisivamente quanto gia' detto dagli altri.
Replicare con stizza come fai tu non da' nulla di positivo.
Prendi atto di quanto ti chiedono:
Essere incisivo, piu' diretto, non stare sempre sul negativo ma fai anche proposte concrete.
Il rinviare al privato non e' utile allo scambio di un forum dove le persone si attendono anche di sapere che cosa fare e non solo che cosa non fare o non usare.
Il forum non dev'essere un trampolino per il privato! Allora non e' uno spazio di condivisione ma di reclutamento.



Vuoi farti un regalo?
Non dirti chi sei.
Diventa uno sconosciuto.
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rosario.muto
Membro


Regione: Toscana
Prov.: Prato
Città: Prato


71 Messaggi

Inserito il - 07 dicembre 2007 : 17:25:46  Mostra Profilo Invia a rosario.muto un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Questa è bella, questa è bella, illusi o altro?
Questa è la categoria dei deficienti.

http://www.censis.it/277/372/4976/2318/2319/2321/content.ASP



La qualità dell'assistenza odontoiatrica privata in Italia
24 Settembre 2003

Comunicato stampa
Gli italiani dal dentista soddisfatti delle cure e della spesa
La qualità dell'assistenza odontoiatrica privata


Presentazione della ricerca del Censis su "La qualità dell'assistenza odontoiatrica privata", mercoledì 24 settembre, ore 11, sala della Sacrestia di Palazzo Valdina, Vicolo Valdina, Roma


La stragrande maggioranza degli italiani (ben il 97,4 per cento) si dichiara soddisfatta delle cure prestate dal proprio dentista e l'85,2 per cento valuta positivamente la spesa sostenuta. È quanto emerge dalla ricerca del Censis su "La qualità dell'assistenza odontoiatrica privata" che è stata presentata oggi, mercoledì 24 settembre, nella sala della Sacrestia di Palazzo Valdina, in vicolo Valdina, dal vicedirettore del Censis, dott.ssa Carla Collicelli, dal presidente dell'ANDI, dottor Paolo Amori, e da un esperto del settore, il professor Aldo Piperno, ordinario di Scienze dell'organizzazione e direttore del Corso di management dei servizi sanitari presso l'università di Napoli "Federico II".

Molti i dati interessanti che emergono dalla ricerca del Censis, realizzata su un campione rappresentativo nazionale di 1300 italiani: ad esempio, oltre il 58% ha una salute orale buona o ottima, il 31,2 % l'ha discreta, mentre l'area della criticità è del 10,6%. E ancora: la pulizia dei denti è eseguita regolarmente dal 38,2%, saltuariamente dal 44,6% e mai dal 17,2%; le visite di controllo sono svolte regolarmente dal 25,9%, saltuariamente dal 55,8 e mai dal 18,3. L'ultima volta che sono stati dal dentista gli italiani hanno speso in media 476,70 euro, mentre la spesa annuale media è di 740 euro circa. Differenze esistono a livello territoriale: i cittadini del Sud si discostano dalla media e spendono mediamente in un anno circa 515 euro a fronte dei 234 euro spesi dai cittadini del Nord-Ovest, i 338 euro spesi da quelli del Nord-Est ed i 275 euro spesi da quelli del Centro.

La ricerca ha evidenziato fra l'altro che l'accesso alle prestazioni odontoiatriche non è assolutamente interpretato solo in chiave ultimativa, di ricorso al dentista quando il dolore è ormai insostenibile, ma lo sviluppo tecnologico e delle competenze professionali, la crescita del self-efficacy, intesa come autogestione in chiave preventiva della propria salute, e anche la dimensione relazionale e sociale, che è legata ad un bel sorriso, hanno reso più complesso e articolato lo spettro di motivazioni che spiegano il ricorso al dentista.

Quanto al servizio pubblico, il 70,5% degli italiani non vi si è mai rivolto e, di questi, il 37,4 adduce come principale motivazione la mancanza di fiducia verso queste strutture. Invece, per quel che riguarda il rapporto paziente-odontoiatra, soddisfatti si ritengono il 97,6% degli interpellati, apprezzano la disponibilità a discutere il trattamento il 96,5%, le informazioni avute il 95,9%, i tempi di attesa il 95,3%. Fra le doti del buon dentista prevalgono le capacità professionali (75,4%), l'esperienza (57,2%), la capacità di rapporto umano con il paziente (51,7%), la disponibilità e la reperibilità (21,2%), l'aggiornamento professionale (16,1%). Il canale fondamentale, attraverso cui gli utenti sono giunti a conoscenza del proprio dentista di fiducia, è la segnalazione di parenti ed amici (81,8%), seguita a grandissima distanza della pura casualità (7,8%) e dalle indicazioni del medico di fiducia (4,8%).

Quanto alla tipologia di strutture in cui operano gli odontoiatri, la quasi totalità lavora in strutture private (94%) e solo il 6% in quelle pubbliche.

L'odontoiatra, dunque, ha risposto in modo efficace alla sfida di servizi e prestazioni sempre più personalizzati, modulando sulle esigenze specifiche di ciascun utente la risposta medica, gli aspetti tecnico-logistici (dalle modalità di accesso al comfort degli studi e alle tecnologie disponibili) e il rapporto di cooperazione tra medico e paziente.

Dal 25 al 27 settembre si terranno a Paestum, presso l'hotel Ariston, il 57mo congresso scientifico nazionale dell'ANDI e il 21mo congresso nazionale dell'ANTLO (Associazione Nazionale Tecnici di Laboratorio Odontotecnici), che discuteranno delle più recenti tecniche chirurgiche nella ricostruzione dei tessuti paradontali, dell'abbreviazione dei tempi di guarigione dei pazienti, delle nuove terapie e procedure chirurgiche e delle professioni del dentale in Europa. La manifestazione si concluderà sabato all'Open Forum Europa di Salerno con l'intervento del ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione.

Info: Ufficio Stampa 3392349324

Comunicati stampa

* Gli italiani dal dentista soddisfatti delle cure e della spesa




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