Yoga integrale




L'avventura della coscienza
Lo yoga integrale
I gradi della manifestazione
Purusha, Prakriti e la Shakti
La rinascita
Esseri e veicoli

La forza

Les avant-coureurs de l'espéce nouvelle
I precursori della nuova specie

Per trasformazione non intendo qualche cambiamento della natura, non voglio dire, per esempio, santità, o perfezione etica o siddhi yogiche ( come quelle dei tantrici) o corpo trascendentale ( chinmaya).

Uso il termine trasformazione in un senso speciale, quello di un cambiamento di coscienza radicale, completo e di una specie particolare, concepito in modo da produrre un passo in avanti, completo, di una specie particolare e sicuro nell'evoluzione spirituale dell'essere, di una qualità più grande e più elevata, di uno slancio e di una totalità più grandi di ciò che è avvenuto quando l'essere mentale è apparso per la prima volta nel mondo animale vitale e materiale.

Se una minima cosa non si concretizza o se almeno non si fa un vero inizio su questa base, un progresso fondamentale in direzione di questo compimento, allora il mio scopo non è raggiunto.
Una realizzazione parziale, qualcosa di mescolato, di non definitivo, non soddisfa quello che esigo dalla vita e dallo yoga.

La Luce della realizzazione non è la stessa cosa della Discesa.

La realizzazione in se stessa non trasforma necessariamente l'essere nella sua totalità; può portare soltanto un'apertura o un'ascesa, o un allargamento della coscienza alla sua sommità in modo da realizzare qualcosaa nel Purusha senza alcun cambiamento nella Prakriti.

Si può avere una certa luce di realizzazione alla sommità spirituale dela coscienza, ma le parti al di sotto restano quello che erano.
Ho visto una quantità di esempi. Una discesa della luce deve prodursi non solo nella mente o in una sua parte, ma in tutto l'essere fino al fisico e al di sotto prima che una vera trasformazione possa aver luogo.
Una luce nella mente può spiritualizzare o cambiare la mente in un modo o nell'altro, ma non cambia necessariamente la natura vitale; una luce nel vitale può purificare ed allargare i movimenti vitali, o ancora rendere l'essere vitale silenzioso e immobile, ma lasciare il corpo e la coscienza fisica tali quali, o anche lasciarli inerti o turbare il loro equilibrio.

E la discesa della luce non è sufficiente, dev'essere una discesa della coscienza superiore nella sua interezza, la sua Pace, il suo Potere, la sua Conoscenza, il suo Amore, il suo Ananda.

La discesa può bastare a liberare, ma non a rendere perfetto, può essere sufficiente a produrre un grande cambiamento nell'essere interiore, mentre l'essere esteriore resta uno strumento imperfetto, maldestro, malato o senza espressione.

In conclusione, la trasfornmazione prodotta dalla sadhana non può essere completa se non è una supermentalizzazione dell'essere.
La psichizzazione non è sufficiente, non è che l'inizio; la spiritualizzazione e la discesa della coscienza superiore non è abbastanza, è solo lo stadio intermediario; per il compimento unico, l'azione della Coscienza supermentale e della Forza supermentale è necessaria.

L'individuo può accontentarsi anche di meno, ma non è sufficiente perchè la coscienza terrestre intraprenda il cammino in avanti decisivo che un giorno o l'altro dovrà compiere.

Non ho mai detto che il mio yoga fosse qualcosa di completamente nuovo nei suoi elementi. L'ho chiamato yoga integrale e ciò significa che riprende l'essenza degli antichi yoga e molti dei loro processi - la sua novità sta nello scopo, nel suo punto di vista e nella totalità del suo metodo.

Nei primi stadi di cui tratto in libri comme l ' Enigma o le Luci non c'è nulla che li distingua dagli antichi yoga, salvo lo scopo che determina il suo carattere globale, lo spirito dei suoi movimenti e il significato ultimo che mette davanti a sé - e anche lo schema della sua psicologia e dei suoi metodi; ma siccome ciò non è stato e non poteva essere sviluppato sistematicamente o schematicamente in queste lettere, quelli che non sono familiarizzati con questo per via della mente o di una certa pratica, non hanno saputo coglierlo.

Quanto ai dettagli o al metodo degli stadi ulteriori dello yoga che avanzano nelle regioni poco conosciute o inesplorate, non li ho resi pubblici e per ora non ho l'intenzione di farlo.

So bene che sono esistiti ideali e anticipazioni apparentemente simili -la perfettibilità della specie, certe sadhana tantriche, la ricerca di una siddhi fisica completa in certe scuole di yoga, ecc.

Vi faccio allusione io stesso e mi sono espresso nel senso che il passato spirituale della specie è stato una preparazione della Natura, non solo per raggiungere il Divino al di là del mondo, ma anche in vista di quello stesso passo in avanti che deve ancora compiere l'evoluzione della coscienza terrestre.

Mi è di conseguenza perfettamente indifferente, anche a dispetto del fatto che quelli ideali erano fino a un certo punto paralleli ai miei, e cio nonostante non erano identici - che il mio yoga, i suoi obiettivi e il suo metodo siano riconosciuti come nuovi oppure no; è in sé una questione minore.

Che sia riconosciuto come vero in se stesso da quelli che l'accettano o lo praticano, e che la sua verità sia dimostrata dal suo risultato è la sola cosa che conta; poco importa che sia qualificato di novità o di ripetizione, o di rinascita di un antico yoga dimenticato.

Ho insistito sulla sua novità in una lettera a certi sadhak per spiegare loro che una ripetizione dello scopo e dell'idea degli antichi yoga non era sufficiente a mio avviso, che io proponevo la realizzazione di qualcosa che non era mai avvenuto prima, nemmeno chiaramente visualizzato, anche se è il prodotto naturale, ma ancora segreto, di tutto lo sforzo spirituale del passato.

E' nuovo, in rapporto agli antichi yoga:

1) Perchè ha per scopo non l'abbandono del mondo e della vita per il Paradiso o il Nirvana, ma un cambiamento della vita e dell'esistenza, non come qualcosa di sussidiario e di accidentale, ma come un obiettivo distinto e centrale.

Se c'è una discesa negli altri yoga, non è che un incidente di percorso o un risultato dell'ascesa - l'ascesa è la vera cosa. Qui l'ascesa è il primo passo, ma è un mezzo per ottenere la discesa.
E' la discesa della nuova coscienza raggiunta con l'ascesa che è il marchio e il sigillo della sadhana.
Anche il Tantra e il vishnuismo terminano in una liberazione dalla vita; qui l'obiettivo è il compimento divino della vita.

2) Perchè lo scopo perseguito non è il compimento individuale della realizzazione divina per l'individuo, ma qualcosa che deve essere conquistato per la coscienza terrestre proprio qui, e non soltanto un compimento supra-cosmico. Ciò che dev'essere conquistato, è la venuta di un Potere di Coscienza ( il supermentale) che non è ancora organizzato o attivo nella natura terrestre, nemmeno nella vita spirituale, ma che deve essere organizzato e reso direttamente attivo.

3) Perchè è stato preconizzato un metodo, per raggiungere questo obiettivo, che è così totale e integrale quanto lo scopo che gli è assegnato, cioè il cambiamento totale e integrale della coscienza e della natura, riprendendo gli antichi metodi, ma soltanto come un'azione parziale e un aiuto.

Non ho trovato questo metodo (nel suo insieme) nè nulla di simile che sia stato professato o realizzato negli antichi yoga. Se questo fosse stato il caso, non avrei perso il mio tempo a tracciare un percorso, nè passato 30 anni in ricerche e in creazioni interiori quando avrei potuto marciare in tutta sicurezza verso il mio scopo su sentieri già tracciati, codificati, battuti e asfaltati, resi sicuri e pubblici.

Il nostro yoga non ripercorre le antiche strade, è un'avventura spirituale.




Lettere sullo yoga
Sri Aurobindo







 












Homepage